2 agosto 2009

TEMPO DI GUERRA, VOGLIA DI PACE: 1943-44, all’Elba si convive con la fame

gisecat3@yahoo.itL’autunno e l’inverno successivi sono per l’isola uno dei più difficili di tutta la guerra, soprattutto per la l’assoluta penuria di cibo. Passato il periodo della frutta estiva, dei fichi, dell’uva, delle prugne, delle pere che calmano momentaneamente i morsi della fame; consumata la poca verdura di stagione, i pomodori, le zucchine, i peperoni degli poveri orti di guerra, l’agricoltura locale non dà quasi più nulla. La pesca, dapprima vietata, riprende e regala qualche sollievo: si mangia pesce povero, gli zerri, in particolare, portati al mercato con mezzi di fortuna, dal Cavo a Rio Marina, da Marianna e Cesira, le due popolari e chiassose pescivendole del versante orientale. Appena arrivate in paese, non fanno in tempo a scendere le scale del mercato e a posare sui banchi le cassette col pesce vivo dentro, che come attratti da una calamita, escono dai vicoli laterali gli acquirenti. Ma c’è il razionamento: sul cartellino numerato rilasciato dall’ufficio annonario è segnata la composizione del nucleo familiare; ne tocca un tanto a testa, non si scappa. Il pesce finisce senza aver accontentato tutta la fila. Si ritorna a casa avviliti ma con la speranza di farcela l’indomani, quando la vendita ricomincerà a partire dal numero successivo a quello dell’ultimo acquirente (… continua) Maria Gisella Catuogno