5 agosto 2012

TESTIMONIARE LA PRESENZA DI CRISTO IN UN TEMPO DI CRISI. “La compassione di Gesù verso le folle non è un semplice moto interiore, bensì una precisa scelta di campo, uno sguardo che si fa progetto di nuovi rapporti umani”

ilvicinato@ - «Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: La messe è molta, ma gli operai sono pochi!... Matteo 9, 35:37». Gesù esprime la sua compassione per le folle e invia loro i suoi discepoli. In un'Italia in crisi economica e morale, e in un mondo attraversato da una crisi che colpisce un intero sistema, essere al seguito di questo Signore significa credere che resta sempre aperta la possibilità di realizzare un livello di giustizia e di pace che testimoni la realtà concreta del Regno di Dio. La compassione di Gesù verso le folle non è un semplice moto interiore, bensì una precisa scelta di campo, uno sguardo che si fa progetto di nuovi rapporti umani. Sono i deboli, i non garantiti, coloro che non hanno nemmeno la possibilità di piazzarsi ai nastri di partenza della corsa al benessere, ad essere il prisma attraverso cui valutare il presente e il futuro, e leggere la storia. Tuttavia il compito della Chiesa non è disegnare la società perfetta e muoversi per realizzarla, ma essere una comunità di discepoli e discepole al seguito di Gesù che proclamano alle persone la forza e lo splendore del messaggio evangelico. Ma per ogni discepolo e per ogni discepola non è possibile predicare la salvezza, l'amore di Dio, la fratellanza in Cristo offerta a ogni uomo,  senza testimoniare il proprio impegno per una società nuova che rispetti la dignità, il valore e i diritti di ognuno.