Paolo di Tarso |
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Fonte
Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «Quando sentiamo parlare del
“Giudizio” il primo sentimento che ci pervade è istintivamente di timore;
essere giudicati fa paura. L'apostolo Paolo, nello stesso versetto, dice
chiaramente che ciascuno riceverà “la retribuzione di ciò che ha fatto quando
era nel corpo, sia in bene sia in male”; l’apostolo della grazia, parla qui di
retribuzione secondo le opere! Come stanno insieme le due cose, l’infinita
grazia di Dio e il giudizio secondo le opere? Saremo giudicati in base alle nostre
opere, o meglio in base all’aver saputo o al non aver saputo amare Gesù nel
nostro prossimo, come dice Gesù stesso in Matteo 25,31ss. Ogni giorno siamo
chiamati a usare la libertà che Dio ci ha data per scegliere il bene e
rifiutare il male. Ma poiché noi esseri umani tendiamo a usare male questa
libertà, nessuno potrebbe superare il giudizio di Dio, nemmeno il migliore tra
i discepoli di Gesù. Dobbiamo allora ricadere nella paura del giudizio? (…) Ogni
giorno la Parola di Dio ci invita a mettere il nostro agire sotto il giudizio
di Dio e la nostra fede nell’amore sconfinato di Dio. Ogni giorno la nostra
infedeltà ci fa chinare il capo davanti a Dio e ogni giorno la sua misericordia
lo fa di nuovo sollevare, affinché guardiamo a lui con fiducia e gratitudine e
al prossimo con amore». Alcuni stralci di una riflessione di Marco Gisola, Pastore evangelico