22 maggio 2025

I VOLANTINI DEL PCI, IL SOTTOMARINO RUSSO E LA CRISI DELLE MINIERE

lomarchetti@ - «Il suo nome era Mario, ma per tutti era Ricoveri. Per lunghi anni era stato ricoverato nel manicomio di Volterra, da dove fu dimesso in forza della legge Basaglia, quindi era tornato a vivere nel suo paese sulla collina… da dove si vedeva il mare. E lui quel mare lo scrutava sempre, e in modo particolare all’imbrunire. Un giorno si presentò nella sede del PCI e, con fare affabile, mi chiese alcuni volantini del partito che voleva mettere nei tergicristalli delle autovetture, almeno così mi disse. La cosa a me parve un po’ strana perché sapevo che non era uno dei “nostri”, ma lo accontentai. Lui, con il pacchetto sottobraccio, mi ringrazio, salutò e uscì. La mattina dopo trovai il maresciallo dei carabinieri, e questo mi raccontò che Ricoveri aveva tentato di bruciare un canotto tirato a secco sulla spiaggia sotto gli Spiazzi, davanti alla falegnameria del Mazzei, ed era stato Giorgio, il figlio del Mazzei, ad accorgersi delle fiamme che tempestivamente aveva spente. Sul posto era intervenuta una pattuglia dei carabinieri che aveva rinvenuti alcuni i volantini del PCI. Gli stessi militi, tuttavia, avevano notato poco distante il Ricoveri che seminascosto, seguiva la scena e perciò lo portarono in caserma per accertamenti. L’indiziato, fra le “sicure quattro mura”, sostenne che l’attentato incendiario era stato commesso dai comunisti. Poi, però, pressato dal maresciallo, confessò che tutto era stato orchestrato da lui con l’intento d’incolpare i comunisti traditori, servi dei sovietici. E quindi svelò che era a conoscenza, anzi era certo perché testimone oculare, il motivo per cui miniere di ferro dell’Elba scarseggiava il minerale, dichiarò: “Caro lei, ogni sabato notte un sottomarino russo si ferma fra le spiagge del Portello e della Ripa Bianca, dove con la complicità dei comunisti locali, succhia il minerale di ferro tramite un lungo tubo infilato nella galleria d’ispezione che si trova sulla scogliera”. L’appuntato, fece finta di verbalizzare la testimonianza, e il maresciallo rassicurò Ricoveri che avrebbe informato immediatamente i ministeri degli esteri, dell’interno  e dell’industria i quali, sicuramente, avrebbero presi i provvedimenti necessari, dopo di che lo diffidò  dal ripetere un simile gesto per il quale rischiava la galera, e lo invitò rivolgersi ai carabinieri se rivedeva il sottomarino sottocosta». Lorenzo M.