lomarchetti@ - «Il
suo nome era Mario, ma per tutti era Ricoveri. Per lunghi anni era stato
ricoverato nel manicomio di Volterra, da dove fu dimesso in forza della legge
Basaglia, quindi era tornato a vivere nel suo paese sulla collina… da dove si vedeva
il mare. E lui quel mare lo scrutava sempre, e in modo particolare all’imbrunire.
Un giorno si presentò nella sede del PCI e, con fare affabile, mi chiese alcuni
volantini del partito che voleva mettere nei tergicristalli delle autovetture,
almeno così mi disse. La cosa a me parve un po’ strana perché sapevo che non
era uno dei “nostri”, ma lo accontentai. Lui, con il pacchetto sottobraccio, mi
ringrazio, salutò e uscì. La mattina dopo trovai il maresciallo dei
carabinieri, e questo mi raccontò che Ricoveri aveva tentato di bruciare un
canotto tirato a secco sulla spiaggia sotto gli Spiazzi, davanti alla falegnameria
del Mazzei, ed era stato Giorgio, il figlio del Mazzei, ad accorgersi delle
fiamme che tempestivamente aveva spente. Sul posto era intervenuta una
pattuglia dei carabinieri che aveva rinvenuti alcuni i volantini del PCI. Gli
stessi militi, tuttavia, avevano notato poco distante il Ricoveri che seminascosto,
seguiva la scena e perciò lo portarono in caserma per accertamenti.
L’indiziato, fra le “sicure quattro mura”, sostenne che l’attentato incendiario
era stato commesso dai comunisti. Poi, però, pressato dal maresciallo, confessò
che tutto era stato orchestrato da lui con l’intento d’incolpare i comunisti
traditori, servi dei sovietici. E quindi svelò che era a conoscenza, anzi era
certo perché testimone oculare, il motivo per cui miniere di ferro dell’Elba
scarseggiava il minerale, dichiarò: “Caro lei, ogni sabato notte un sottomarino
russo si ferma fra le spiagge del Portello e della Ripa Bianca, dove con la
complicità dei comunisti locali, succhia il minerale di ferro tramite un lungo
tubo infilato nella galleria d’ispezione che si trova sulla scogliera”. L’appuntato,
fece finta di verbalizzare la testimonianza, e il maresciallo rassicurò
Ricoveri che avrebbe informato immediatamente i ministeri degli esteri,
dell’interno e dell’industria i quali, sicuramente,
avrebbero presi i provvedimenti necessari, dopo di che lo diffidò dal ripetere un simile gesto per il quale
rischiava la galera, e lo invitò rivolgersi ai carabinieri se rivedeva il
sottomarino sottocosta». Lorenzo M.