lomarchetti@ - «Si
racconta che nel primo dopoguerra il vescovo inviò a Rio Marina un giovane
predicatore a supporto dell’anziano parroco, in occasione del periodo pasquale.
Un membro attivo della chiesa si sentì in obbligo di ospitare a pranzo il nuovo
venuto, quindi chiese consiglio al parroco su cosa avrebbe dovuto mettere sulla
tavola. Questo gli disse: “È una persona semplice, so che gli piacciono le
minestre”. Così la moglie dell’uomo preparò una bella minestra di ceci che il
corpulento prete consumò in quattro e quattr’otto, e anzi ne chiese il bis. Un
altro parrocchiano, volendo invitare anche lui il reverendo a pranzo, domandò
consiglio all’amico su cosa l’ospite avrebbe gradito, e questo sentenziò: “La
minestra di ceci”. E quindi minestra di ceci fu, anche il secondo giorno. La
cosa andò avanti per tutta la settimana santa: “Reverendo, venga a pranzo da
me!”… e giù minestra di ceci “che gli piace tanto”. Nel giorno di Pasqua, il predicatore
salì sul pulpito e con voce baritonale, alla fine del sermone, arringò i
fedeli: “Né più pasta, né più ceci, né più prediche ai piaggesi, e sul pulpito
di Rio non ci predico più, lo giuro Signore Iddio! Amen”». Lorenzo M.