lomarchetti@ - «Gentile
era una donna solare e molto loquace, spesso veniva nell'orto di mia nonna
Silvia e lavava i suoi panni nel lavatoio della limpida e fresca acqua del
gorile. A lei piaceva raccontare fatti di vita vissuta che le astanti abbellivano
con i loro commenti: “ti pare, ma guarda un po', così era ancora da bambola, il
lupo non cacao agnelli, so tutti pesci della medesima cesta”... e così via di
seguito! Non mancavano nemmeno i giudizi sulla vita politica locale, anche
perché eravamo prossimi alle elezioni comunali. Le loro critiche erano rivolte,
in modo particolare, all’amministrazione comunale guidata “dall’onorevole”,
cioè dalla sindaca Erisia Gennai Tonietti, per di più loro coetanea. Un giorno
all’orto capitò Bruna, una fervente e cieca sostenitrice “dell’onorevole” che dopo un acceso scambio
di visioni, chiese alle donne di evitare
di criticare la sindaca pubblicamente, in quelli che all’epoca erano gli
odierno social: le botteghe, il mercato e il vicinato, perché “Erisia e suoi
collaboratori si sacrificavano per il bene del paese e dei suoi cittadini”. Gentile,
fino a quel momento era rimasta in disparte, ma a quell’appello di Bruna, le
prese il “forcino” (perse l’autocontrollo) e quasi urlando disse: "Non voi
mica di’ che anco noi dovemo fa come i gatti che cacheno e copreno? Bella,
levitelo dal capo! Noi parlamo, e come se parlamo”. Era il 1964 e la lista
capeggiata dall’onorevole fu sconfitta». Lorenzo M.