4 maggio 2009

RIFORMISMO: chi pretendeva di imporre l'eguaglianza a discapito della libertà, e in Italia la socialdemocrazia era rappresentata da Tanassi & C. (3)

marchetti.lorenzo@tiscali.it - «La libertà e l’eguaglianza sono i valori fondanti della democrazia: una società può definirsi democratica quando è regolata in modo tale che gli individui di cui si compone sono, se non liberi ed eguali, perlomeno più liberi ed eguali che in qualsiasi altra forma». Io sono riformista perché ritengo che avere insieme maggiore libertà e maggiore eguaglianza non solo è possibile, ma è l'unica strada praticabile. Intatti, chi contrapponeva i due valori e pretendeva di imporre l'eguaglianza a discapito della libertà, ha avuto uno sbocco tragico. Occorre, tuttavia, considerare come per decenni il termine riformista sia stato sinonimo di socialdemocrazia che purtroppo in Italia era rappresentata dal PSDI di Tanassi & C. Solo dopo gli anni settanta essere riformisti ha significato più che altro proporre riforme graduali, di fronte alla sfida posta dai liberisti e dai conservatori. Oggi si è creato un ampio campo riformista che unisce i molteplici riformismi d’ispirazione socialista, cattolica e il vasto tessuto civico e associativo. E’ giusto l’appello di ritornare alla Costituzione repubblicana, figlia della Resistenza, difendere il mondo del lavoro e i suoi diritti, sostenere un modello economico compatibile con le esigenza ambientali: sono questi i compiti di una forza veramente riformista.