TEMPO DI GUERRA, VOGLIA DI PACE: 11 settembre 1943, il comando italiano rifiuta di consegnarsi ai tedeschi
gisecat3@yahoo.it – Sabato 11 settembre, le prime luci destano pigramente gli isolani: presto si viene a sapere che il generale Gilardi ha intenzione di ignorare l’ordine di cessare ogni resistenza, ricevuto dal Comando della 215.a divisione costiera da cui dipende. I commenti sono dispersi dal ronzio, che avvicinandosi, diventa un lugubre assordante lamento degli aerei tedeschi sopra l’Elba: migliaia di manifestini piovono improvvisamente dal cielo di cristallo, assolutamente libero da nubi. Si raccolgono in fretta i foglietti a terra, si leggono ansanti, a voce alta, a chi sta intorno: Il governo traditore Badoglio ha abbandonato sia Voi che l’Italia, dopo aver recato infinite disgrazie alla Vostra patria. L’aiuto garantito ad esso da parte degli anglo-americani è naturalmente mancato, dato che dopo un tradimento fallito, nessuno vuole avere da fare con dei traditori. Anche i Vostri camerati sul continente si sono divisi dai traditori. Essi hanno o deposto le armi e sono stati congedati nella loro terra nativa o si sono aggiunti volontariamente alle forze armate germaniche. Seguite il loro esempio Ogni resistenza è senza alcun senso. Nei pochi casi, in cui le truppe italiane hanno opposto resistenza alle forze armate germaniche, esse hanno subito gravissime perdite, specialmente in seguito ad attacchi massicci dell’aviazione germanica. Invece dell’infallibile ritorno in patria, volete subire la morte senza alcun senso e giudizio, per un governo traditore, che per di più è vilmente fuggito? All’approssimarsi di truppe tedesche sia dal mare che dall’aria, mostrate la bandiera bianca e mandate subito incontro dei parlamentari, perché non venga sparso di nuovo ed inutilmente sangue italiano. Giacché ogni eventuale resistenza verrebbe infranta fino alla completa distruzione con l’impiego concentrato di tutti i mezzi bellici. La risposta all’invito tedesco di riprendere la lotta a fianco dell’antico alleato è il fuoco delle postazioni antiaeree, che libera momentaneamente il cielo. La concitazione è grande, in tutti. E’ possibile che Davide tenga testa a Golia? E se Golia vince, che succede? Sono gli interrogativi che condiscono la magra cena e gli sbadigli della sera. Seguono giornate febbrili: inutilmente si chiede un aiuto alleato nella zona di Piombino, viene respinta una nuova proposta di resa, si forma un Comitato di Concentrazione Antifascista, molti cittadini danno l’assalto al Comando Marina per procurarsi le armi e continuare la resistenza. E infatti le artiglierie isolane prendono di nuovo sotto tiro alcuni natanti tedeschi e sui muri delle case di Portoferraio compaiono manifesti che rassicurano la popolazione sulla possibilità di sopportare un lungo assedio perché i viveri non mancano e i suoi soldati sono intenzionati a difenderla: a questo scopo è requisito un piroscafo carico di derrate alimentari diretto in Corsica. Per la terza volta il Gilardi oppone il rifiuto di resa a parlamentari tedeschi, giunti da Piombino già occupata (… continua) Maria Gisella Catuogno