TEMPO DI GUERRA, VOGLIA DI PACE: 1943-44, la miseria si taglia a fette e ognuno si arrangia come può
gisecat3@yahoo.it – I rifornimenti della farina e delle altre dettare alimentari avvengono da Piombino con un piccolo bastimento a motore che garantisce la panificazione per un giorno: il naviglio deve attraversare il canale con ogni tempo. Una volta, un tremendo scirocco che gonfia il mare sollevando altissime creste di schiuma e rende bassi e opprimenti i nuvoloni, costringe l’equipaggio, ormai in vista della costa elbana, a causa di un’avaria al motore, ad alleggerire il carico in coperta, gettando in mare diversi sacchi di farina. Qualcuno, da terra, si accorge della manovra. È necessario recuperare il prezioso carico, prima che finisca sugli scogli. Leonello e un amico fiorentino sfollato in paese non esitano a tuffarsi in mare, afferrano il sacco e faticosamente lo trascinano a riva, poi lo issano in equilibrio su una vecchia bicicletta e percorrono così alcuni chilometri, fino al portone di casa. Sulle scale, sentendo quel tramestio, anche se è notte fonda, s’affacciano tutti: un quintale di farina! Una manna! “Ce ne sono ancora, di questi sacchi! Andate, presto!”. Il pesante sacco è svuotato e ripulito anche della farina bagnata dall’acqua di mare. Niente deve andare perduto! In casa è festa: si tira fuori il mattarello e per tutta la notte si fanno pasta, schiacciatine, focacce. Per qualche giorno si dimentica la brodaglia di zucca. Ci si arrangia come si può anche per il vestiario: si riciclano abiti, specialmente da uomo, la cui stoffa viene “rigirata” e utilizzata; per i cappotti si usano invece le coperte militari, che per qualche ventura, finiscono nelle mani dei civili (… continua) Maria Gisella Catuogno