marchetti.lorenzo@tiscali.it - C’è il rischio che qualcuno, anche in periferia, sia allettato a utilizzare il risultato delle mozioni come uno strumento di rivincita personale per presunti torti subiti, ambizioni frustrate o non pienamente appagate. La convenzione del Partito Democratico deve consentire, invece, agli iscritti di pronunciarsi col voto e in piena coscienza sulle reali alternative in campo. Altrettanto dovranno fare i suoi elettori con le primarie del 25 ottobre. Le illustrazioni delle mozioni, pertanto, debbono essere finalizzate a far cogliere le differenze fra le proposte di Franceschini, di Bersani e di Marino. Ovviamente sono molti gli aspetti, le analisi, le proposte comuni contenute nelle tre mozioni. Ciò non deve stupire, sarebbe sbalorditivo il contrario. Infatti, se è un confronto tra posizioni e leadership diverse all'interno dello stesso partito, è naturale che principi, valori e interessi sociali siano in larga misura gli stessi. La prova è che né Franceschini, né Bersani propongono di riscrivere il Manifesto dei Valori e il Codice Etico del PD. Quei valori sono di tutti, e tali rimarranno, anche dopo questo congresso. Le differenze, tuttavia, ci sono e sono significative. Personalmente sono convinto che un partito non può vivere solo di ricordi. Il Partito Democratico non ha bisogno di trovare il suo legame nelle storie precedenti, ma deve semplicemente guardare al futuro che dobbiamo costruire insieme: iscritti e elettori. Lo stesso dibattito sul “partito solido”, che io comunque condivido, può nascondere la tentazione di rifare il “partito solito”, cioè quello delle scacchiere dove si posizionavano le varie pedine: io mi metto qui, te lì, e lui ce lo mangiamo! Col patto coi Circoli e con le Primarie (sempre!) tutto questo non sarà più possibile.