SALVATI I 33 MINATORI CILENI. Morire sul lavoro non è né giusto, né inevitabile. Dedichiamo loro alcuni brani del canto “Miniera”
marchetti.lorenzo@tiscali.it - E' tornato in superficie anche l'ultimo dei 33 minatori intrappolati dal 5 agosto nelle viscere della miniera cilena di San Jos. I mass media hanno trasformato l'operazione di salvataggio in uno spettacolo mediatico globalizzato. Un esito felice che ci ricorda come morire sul lavoro non sia né giusto, né inevitabile: incidenti simili non dovrebbero ripetersi. A molti italiani riporta alla mente i drammi vissuti dai nostri migranti, e a tutti loro dedichiamo alcune strofe di “Miniera” un classico degli anni trenta che per noi riesi è quasi un inno. «Nella miniera è tutto un baglior di fiamme, piangono bimbi, spose, sorelle e mamme. Ma a un tratto il minatore dal volto bruno dice agli accorsi: se titubante è ognuno io solo andrò laggiù che non ho nessuno. E nella notte un grido solleva i cuori: mamme son salvi tornano i minatori. Manca soltanto quello dal volto bruno, ma per salvare lui non c’è più nessuno. Va l'emigrante ogn'or con la sua chimera, lascia la vecchia terra, il suo casolare... e spesso la sua vita in una miniera». Lorenzo (M)