ilvicinato@libero.it - «All’Elba, quando Gori vi soggiorna per riposarsi e cercare sollievo alla malattia che lo tormenta, il quadro socio-economico è di estrema complessità: Portoferraio si sta trasformando in una città industriale, vincendo lo spettro della fame con la nascita dell’impianto siderurgico a inizio secolo e attirando un’immigrazione imponente e disordinata, ma i ritmi di lavoro nello stabilimento sono massacranti, con turni di dodici ore, svolti in condizioni di totale rischio: la classe operaia prende così in considerazione obiettivi di lotta più incisivi, che, accanto al miglioramento salariale, garantiscano una maggiore sicurezza; nel frattempo lo sviluppo del terziario alimenta un corposo ceto commerciale e impiegatizio favorendo iniziative culturali di varia natura. Nel versante orientale, a Capoliveri, a Rio Marina, i minatori continuano ad abbrutirsi in attività sfiancanti ma sempre di più aderiscono alle associazioni operaie. In questo difficile contesto, Pietro Gori, che sostiene le ragioni e le lotte dei proletari, è visto come un sorta di messia, amato e idolatrato. Insomma, tra leggenda e realtà, Pietro Gori continua a vivere nel cuore di chi, pur vivendo nell’epoca della globalizzazione e quindi in condizioni storico-economiche e politico-culturali completamente diverse da quelle di un secolo fa, continua a credere nei valori della libertà e della giustizia sociale. Per questo la sua figura merita di essere conosciuta e apprezzata anche dalle giovani generazioni». (fine) - Maria Gisella Catuogno (fine)