ilvicinato@ - «Il Servizio Sanitario
pubblico sta correndo un pericolo mortale. La riduzione dei trasferimenti
alle Regioni costringe le stesse a razionalizzazioni e diminuzioni dei
servizi capillarmente distribuite nel territorio tali da costringere i cittadini
lontani dai centri abitati più importanti a trasferte faticose ed
economicamente onerose per usufruire di tutti quei servizi che, per
le minori risorse a disposizione, sono stati centralizzati
per ottenere maggiori economie di scala. Nei centri abitati minori sono rimasti
alcuni servizi e strutture essenziali che pur soddisfacendo le emergenze più
urgenti e le prestazioni più semplici, non garantiscono certo la
tranquillità e la sicurezza sanitaria dei residenti. Questa povertà di
prestazioni induce i medici ospedalieri più attenti alla loro crescita
professionale a scegliere presidi ospedalieri più importanti per numero di
accessi e perché fornite di tecnologia e strumentazioni più
avanzate rese economicamente convenienti magari solo per la loro maggiore
produttività rispetto al numero di utenti. A ciò si aggiunge un
difetto di prestazioni a livello territoriale non sviluppate
adeguatamente e non ancora pienamente sufficienti a sostituire un sistema
fin troppo ospedale-centrico, una medicina d’iniziativa ancora agli
albori e non elevata a sistema, tuttora delegata alla semplice volontà
dei medici di famiglia, una concezione di responsabilità civile
professionale degli operatori sanitari soffocante e a volte indebitamente
punitiva». L’articolo completo di Michele Rampini è pubblicato sul giornale www.elbareport.it