gisecat3@ - «Le antiche mappe, a chi le osservi con attenzione e curiosità, possono raccontare storie interessanti. Come quella di un viaggiatore (o turista ante-litteram), che si trovi, prima del 1840, a percorrere l’ultima tappa di un excursus cultural-religioso nei pressi dell’ultimo sito elbano segnato sulla carta, quello più vicino alla prospiciente costa toscana, e che a quella guarda con affettuoso distacco. Tale pellegrino immaginario, dopo aver visitato le principali “stazioni” del suo girovagare, è giunto ora a nord-est e vuole percorrere il tratto di mulattiera che dalla Marina di Rio porta verso una “campagna”, come l’hanno definita i locali, ben coltivata, con case sparse e acqua in abbondanza, con verde di macchia mediterranea alle spalle e azzurro di mare davanti. Dalle Paffe, il nostro si incammina lungo la Via di Capo Pero per entrare nel Golfo del Cavo guadando il Fosso Baccetti: alla foce, infatti, tale rivo è sprovvisto di ponte e non si può evitare, per attraversarlo, di bagnarsi i piedi a causa delle recenti piogge. Immaginiamo però che sia primavera, tutt’intorno a lui, e che a rallegrargli il viaggio ci sia il chiasso degli uccelli e lo stormire di un vento tiepido. Insomma speriamo che la natura e le condizioni climatiche gli siano propizie e che il suo umore sia decisamente buono. Il guado non è dunque un problema per lui che è ancora giovane e in buona salute. Oltrepassato il fosso, si permette una sosta: vuole contemplare il mare che gli si apre di fronte come una promessa e scrutare con attenzione, alla sua sinistra, i ruderi ancora in buone condizioni, con i muri in piedi e l’abside intatta, della chiesa romanica di San Menna, simile ad altre che ha incontrato nelle sue peregrinazioni elbane, come quelle di Santo Stefano alle Trane, di San Giovanni e di San Lorenzo». Maria Gisella Catuogno Fine 1° Parte