3 novembre 2012

LE MINIERE DELL'ELBA: “dopo la ricostruzione post-bellica, si svilupperanno anche in sottosuolo con l'apertura della miniera a pirite di Ortano e di nuovi cantieri a Rio Marina ed al Ginevro”

ilvicinato@ -  «Nel 1903 entrano in funzione, gli altoforni di Portoferraio, e pochi anni dopo quelli di Piombino  e di Bagnoli. Nelle miniere elbane si costruiscono piani inclinati automotore e teleferiche, e nella prima decade del Novecento vengono introdotte le locomotive a vapore, presto seguite dagli impianti di elettrificazione. Nel periodo compreso fra le due Guerre Mondiali vengono aperte nella penisola di Calamita le miniere a magnetite del Ginevro e Sassi Neri. Nel grande stabilimento siderurgico di Portoferraio, esteso dai confini della città medicea a San Giovanni, lavorano fino a 2.000 addetti, e circa 1.500 nelle miniere. La rada di Portoferraio è un continuo andirivieni di bastimenti. Durante la Seconda Guerra Mondiale lo stabilimento subisce pesanti bombardamenti, che segnano la fine delle attività siderurgiche nell'Isola. Quelle minerarie, dopo la ricostruzione post-bellica, si svilupperanno anche in sottosuolo con l'apertura della miniera a pirite di Ortano e di nuovi cantieri a Rio Marina ed al Ginevro. Dalla fine degli anni '60, le mutate condizioni geo-economiche sul mercato mondiale dei minerali ferriferi, nonché le nuove vocazioni verso economie turistiche del territorio elbano determinano, non senza gravi ripercussioni socio-economiche la lenta dismissione delle attività minerarie». Giuseppe Tanelli