ilvicinato@ - «Erano le 2 del mattino del 25 luglio 1943, quando il
Gran consiglio del fascismo approvò l’ordine del giorno presentato da Dino
Grandi (19 sì su 28 votanti) che nei fatti porterà alla destituzione di Mussolini
dall'incarico di capo del governo, e alla fine del regime fascista. In quello stesso pomeriggio il dittatore venne
arrestato a Villa Savoia. Alle 22.45 il comunicato radiofonico mandato a
memoria da un’intera generazione: “Sua maestà il re e imperatore ha accettato
le dimissioni dalla carica di capo del governo, primo ministro e segretario di
Stato, presentate da sua eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini, e ha
nominato capo del governo, primo ministro e segretario di Stato sua eccellenza il
Cavaliere Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio”. Seguirono due proclami, uno
del re in cui comunicava di aver assunto il comando delle forze armate e uno di
Badoglio che spense l’euforia durata una giornata: «Assumo il governo militare
del Paese con pieni poteri. La guerra continua…”. I poteri
militari conferiti al maresciallo Pietro Badoglio portarono alla repressione delle
prime manifestazioni spontanee di orientamento antifascista, e aprirono quelle
trattative che condussero alla resa delle truppe italiane e alla proclamazione
dell’armistizio dell’8 settembre».