ilvicinato@ - «Gli abitanti del Piano
di Rio, quelli che utilizzavano come necropoli la cosiddetta grotta di San
Giuseppe, appartenevano alla Cultura di Rinaldone che fiorì per tutto
l’Eneolitico nella Toscana meridionale e nel Lazio. Il Neolitico è l'ultimo dei
tre periodi che costituiscono l'età della pietra, e fu contraddistinto da
notevoli innovazioni tra le quali la levigatura della pietra, l'uso della
ceramica, l’introduzione dell'agricoltura e dell'allevamento, e ebbe inizio la
trasmissione dei beni all'interno dei clan. Al Neolitico seguì l’Eneolitico che
durò circa 8 secoli, tra 5.500 e 4.300 anni orsono, e fu contraddistinto dall'utilizzo
del primo metallo: il rame, e in conseguenza dalla metallurgia. Le comunità che
fino allora avevano vissuto essenzialmente di agricoltura e di allevamento,
perfezionarono le loro tecniche agricole con l’introduzione dell'aratro a
trazione animale, e iniziarono ad accumulare i beni prodotti: il grano, le
materie prime, gli oggetti in metallo. Ciò portò sia alla necessità di
difendere i propri averi dalle inevitabili razzie, sia all’intensificazione dei
traffici commerciali. I pugnali, le asce e punte metalliche delle frecce servivano
non solo per la caccia, ma anche per la difesa e/o l’offesa. La compravendita
delle merci, invece, favorì gli scambi culturali, e quindi la circolazione
delle idee e delle nuove tecnologie. Contemporaneamente alla comparsa di armi, ci
fu all'interno della comunità una differenziazione di ruoli e di gerarchie con la comparsa di gruppi
emergenti per prestigio sociale e economico, legati tra loro da
vincoli di parentela. Un altro aspetto interessante è la pratica del
culto dei morti con la creazione di aree funerarie esterne ai villaggi, le
necropoli». Nicolini (G)