30 novembre 2013

PALMAIOLA FRA LEGGENDA E REALTÀ STORICA: “Intanto partiamo dal nome... nel passato era ricca di palme” (1di5)

ilvicinato@ - Da un articolo di Umberto Canovaro pubblicato sulla rivista La Piaggia (Estate 2013).  «Negli arcipelaghi italiani si contano almeno tre isole con lo stesso nome, e cioè Palmarola, vicino a Ponza, Palmaria, davanti a Porto Venere, e la nostra Palmaiola. Com’è possibile intuire, l'etimologia nasce dalla presenza di una particolare vegetazione, essendo stata l'isola, sicuramente, nel passato ricca di palme. Nell'attuale, sembra che siano rimaste appena un paio di ceppaie (sopra la zona di Cala del Frate), del tipo chamaerops humilis (palma nana o palmetta di San Pietro) a far mostra di un antico splendore botanico che, purtroppo, più non è. Fin dall'antichità essa veniva utilizzata per lavori d'intreccio e per realizzare imbottiture; e che Palmaiola ne fosse ricca è documentato fin dal XIII secolo. Addirittura, il botanico Andrea Cisalpino, la citava nel suo De plantis edito nel 1583. Purtroppo, non ci è dato il motivo di sapere della sua quasi totale scomparsa: se dovuta a un incendio, all'opera dell'uomo, o chissà a che altro. Ma Palmaiola, nei suoi 1.600 metri quadrati, costituiti da rocce sedimentarie arenarie e calcaree, ospitava anche una variegata fauna, sia stanziale sia migratoria, poiché oltre a essere il regno dei gabbiani (particolare quello "corso"), una volta era anche abitata da decine di conigli selvatici e da innumerevoli lumache. E' poi notorio che vi nidificassero le berte, che in inverno migrano a sud dell'Atlantico».