ilvicinato@ - Da "Mare, more e colibrì" di Maria Gisella Catuogno: «L'ultimo periodo di dicembre, che coincide con la celebrazione del
Natale cristiano e il passaggio dal vecchio al nuovo anno, è, fra tutti, il
tempo più ricco di risonanze mistiche, sentimentali, emotive. In nessun altro,
il rapporto con la tradizione è altrettanto forte: nel riconoscersi in un
comune anelito religioso, nel rinsaldare vincoli familiari e affettivi, nel
ripetere gesti, usanze, riti le cui origini si perdono nella notte dei tempi e
delle quali dunque non si ha più coscienza (…) Se dalle tradizioni nazionali ed
internazionali, passiamo a quelle più nostrane, la principale connotazione
gastronomica del Natale è, almeno nella parte orientale dell'Elba, la schiaccia
briaca. Se ne conoscono diverse varianti, ma tutte comunque basate
sull'esclusione di burro e uova dall'impasto, nel quale devono invece fondersi,
almeno secondo la mia ricetta di famiglia, armonizzandosi ed esaltandosi a
vicenda, farina, zucchero, olio d'oliva, scorza d'arancia, vino bianco e rosso,
meglio se aleatico, frutta secca ( mandorle, noci, pinoli). Il profumo che
danno a questo meraviglioso amalgama il vino e l'olio riscaldati, quando si
uniscono al resto e lo intridono, è unico: è, in tante case, l'aroma stesso del
Natale, la memoria dell'infanzia, la rassicurante consapevolezza che, almeno
per questa tradizione e nel suo trasmettersi di generazione in generazione, i
gusti e i "valori" dei padri sono raccolti senza contestazione dai
figli. Il dolce, per le caratteristiche della sua composizione, si prestava ad
essere conservato per lunghi periodi, anche a bordo, dai marinai elbani e
costituiva una sorta di legame con i colori e i sapori dell'isola lontana. La
schiaccia briaca, in molte delle nostre case, accompagna gustosamente la serie
dei giorni che legano il Natale all'ultima festività del periodo, l'Epifania,
popolarmente Befana, ricorrenza dal sapore antico, un tempo celebrata con la
stessa solennità del 25 dicembre».