ilvicinato@ - «Le donne hanno sempre avuto più memoria degli uomini, in
particolare per tutto quello che riguarda la nascita dei loro figli. Gli uomini
cercano di rimuovere presto l'esperienza imbarazzante della loro totale
impotenza, dopo aver assistito alla nascita di un loro figlio; partorire è una
cosa che la donna fa da sola, e l'uomo si sente, in quel momento, l'essere più
inutile del mondo. Non stupisce quindi che Maria serbava in sé tutto quello che
era successo intorno alla nascita del suo primo figlio. Era, come per ogni
donna, il suo momento. Maria ricordava tutto. Il momento di panico, quando si
accorse ancora per strada che il bambino stava per nascere, la ricerca
disperata di un posto dove potersi fermare, mentre lei quasi non ce la faceva
più. Poi la grotta. Della puzza di asino lei si era accorta soltanto dopo.
Giuseppe si era dato un gran da fare per sistemare alla bell'e meglio quel
luogo. Alla fine tutto era andato bene. Nella memoria di Maria era rimasto
impresso il modo con cui quei pastori avevano guardato il bambino, con
riverenza, come si guarda un signore, quasi con adorazione. Che cosa avranno
visto? Maria guardava il suo bambino, ma non vedeva nulla. Era soltanto un
bambino, il suo bambino. Ma il ricordo di quegli sguardi suscitava in lei una
piccola inquietudine, un miscuglio di curiosità e preoccupazione, come se
questo bambino nascondesse qualcosa che lei non sapeva ancora». Da una riflessione di Klaus Langeneck, Pastore evangelico,
per 14 anni alla guida della Chiesa di Rio Marina