ilvicinato@ - «Tutto da
ricostruire a Gerusalemme! La terza parte del libro del profeta Isaia, vede
così il ritorno degli esiliati da Babilonia. Ma non basta essere finalmente
ritornati alla terra della promessa, e riprendere il culto, in particolare il
digiuno segno di pentimento, memoria dell’evento traumatico della fine di una
certezza: l’inviolabilità di Gerusalemme, città della presenza del Signore. Questo
culto ritrovato, accade nella situazione di un’economia urbana fallita fatta di
legami oppressivi e di miseria. In questa situazione il digiuno come atto di
culto non è elemento della ricostruzione, perché la rinuncia al cibo, la
spogliazione, il sedersi per terra riguarda solo chi ha cibo, vestiti e casa
mentre le strade di Gerusalemme sono piene di infelici. Il culto non è capace
di ridisegnare la realtà del popolo di Dio perché chi vi partecipa non si fa
carico del suo simile nella sua mancanza». Da una
riflessione di Erika Tomassone, Pastora evangelica