ilvicinato@ - «Seguire Gesù è iniziare una vita nuova, è come partire per un
viaggio. Per i discepoli di Gesù questa era un’esperienza concreta: il maestro
era itinerante, seguirlo significava letteralmente abbandonare le proprie
occupazioni, la propria famiglia e andare dietro di lui per le strade della
Palestina. La chiamata alla fede nel Dio di Gesù Cristo, mette su una via, è
percorrere una via, appartenere al regno di Dio, inteso come la nuova era
inaugurata dalla predicazione di Gesù. Non è semplicemente una spiegazione del
mondo o un insieme di credenze. E’ una nuova via che il discepolo percorre, che
trasforma le sue priorità, una specie di sequestro di tutta la persona, al
servizio e sulla strada del regno di Dio. Luca mantiene questo racconto
sull’itineranza del discepolo in un’epoca in cui il cristianesimo si fa
stanziale, presente in luoghi di dimora stabile. Intende così mantenere la
radicalità della esigenza del regno. C’è un prima e un dopo, c’è una vecchia
vita e c’è una vita nuova. Essere cristiani significa percorrere la via senza
venire continuamente a patti con il luogo noto e familiare da cui si proviene e
seguire la promessa di Dio in Gesù Cristo. Nella Bibbia volgersi indietro, è
un’azione che mette a repentaglio la fede nel Dio che ti ha offerto una nuova
possibilità di vita: è la nostalgia di ritornare nell’Egitto, la terra della
schiavitù. Guardare avanti e non indietro, andare avanti e non ritornare sui
propri passi, non ha a che fare con un’esigenza di aggiornamento che ha a che
fare con il mutamento del mondo. Si guarda avanti alla promessa di Dio che
ancora deve compiersi, si guarda avanti al cammino ancora da percorrere». Erika Tomassone, Pastora evangelica