ilvicinato@ - «L’evangelo di Giovanni racconta la visita di condoglianze che
Gesù fa alle amiche Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro. Gesù è
profondamente partecipe del loro dolore, e piange con loro. Da Marta riceve
anche un piccolo rimprovero: Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe
morto. Quante volte, di fronte alla morte o comunque di fronte a una disgrazia,
non ci sentiamo di muovere al Signore lo stesso rimprovero di Marta: Se tu
fossi stato qui… ma al momento buono non c’eri! Gesù parla a Marta della
risurrezione, e Marta sfodera il catechismo che ha imparato: Lazzaro
risusciterà, nell’ultimo giorno. E qui è la svolta. Gesù dichiara: Io sono la
risurrezione e la vita. Che leggerei volentieri: la risurrezione e la vita sono
io. E richiama Lazzaro alla vita. Gesù è, davvero, la risurrezione e la vita. A
Pasqua ciò è diventato evidente. La sua tomba, pur custodita dai soldati, è
vuota; e se la risurrezione di Lazzaro è un prolungamento della vita, quella di
Gesù è una risurrezione definitiva. La morte ci domina ancora, ci ghermisce
ancora. Spezza i nostri affetti e cancella le nostre prospettive. Ma essa è
vinta, e il suo potere è cancellato. Poiché Gesù Cristo è risorto e vivente,
noi, certo, piangeremo con chi piange per un lutto, però possiamo affermare
senza esitazioni che la morte non è e non ha l’ultima parola. Questa è di
Cristo. Anzi, è Cristo». Salvatore Ricciardi, Pastore evangelico