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«Partiamo da un racconto indiano: “Un discepolo si era macchiato di una grave
colpa. Tutti gli altri reagirono con durezza condannandolo. Il maestro, invece,
taceva e non reagiva. Uno dei seguaci non seppe trattenersi e sbottò: “Non si
può far finta di niente dopo quello che è accaduto! Dio ci ha dato gli occhi!”
Il maestro, allora, replicò: “Sì, è vero, ma ci ha dato anche le palpebre!”.
Purtroppo, dobbiamo ammettere che questo piacere perverso di spalancare gli
occhi sulle colpe del vicino è una tentazione insuperabile che ci capita
spesso. Gesù è inesorabile contro gli ipocriti che correggono il prossimo per
esaltare sé stessi e, anche in questo caso, troviamo una incisiva lezione nella
parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18,9-14). In tutti gli ambienti ci
imbattiamo in questi occhiuti e farisaici censori del prossimo, ai quali non
sfugge la benché minima pagliuzza altrui. Si ergono altezzosi, convinti di
essere investiti da Dio di una missione al servizio della verità e della
giustizia. In realtà, essi si crogiolano nel gusto perverso di sparlare degli
altri e si guardano bene dall’esaminare con lo stesso rigore la loro coscienza,
inebriati come sono del loro compito di giudici. Ecco, allora, l’accusa netta
di Gesù: guarda piuttosto alla trave che ti acceca!».