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La similitudine trave-pagliuzza è un'immagine paradossale, tuttavia rende
chiara l'assurdità di colui che s’innalza a giudice del prossimo. In noi c’è
una facile convinzione che ci porta a credere che scoprendo e smascherando i
difetti degli altri, possiamo nascondere o comunque sminuire i nostri. Questa
subdola insidia ci spinge a giudicare gli altri e a puntare lo sguardo
indagatore e il dito accusatore verso il fratello e non verso noi stessi. Il
contrasto fra la pagliuzza e la trave, difatti, disegna la differenza tra l'esiguità del
problema degli accusati in confronto alla grandezza del problema
dell'accusatore. Succede proprio così: Molti sono pronti a criticare gli altri,
ma trascurano le colpe serie che hanno loro! A noi cristiani questo capita
quando ci disabituiamo dal fare un attento esame di coscienza che ci porta a
vedere prima la trave nel nostro occhio e poi la pagliuzza nell'occhio del
nostro fratello. Gesù prima ci ammonisce (Mt.7,5): Ipocrita, togli prima dal
tuo occhio la trave. E poi ci chiarisce: solo allora ci vedrai bene per trarre
la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello”. Infine, teniamo presente il
precedente versetto con cui Gesù ci avverte (Mt.7,2): Con il giudizio con il
quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà
misurato a voi».