16 agosto 2015

LA BIBBIA CI PARLA. “Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere… Giobbe 19,25”. Le nostre continue domande sul perché vi sia la sofferenza o sul perché vi sia la morte non trovano risposte definitive

ilvicinato@ - Fonte Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «Il personaggio biblico qui citato si chiama Giobbe. La sua storia è una lotta contro la sofferenza. Lo incontriamo in un libro della Bibbia molto complesso. Il problema sorge dagli interrogativi sul perché delle sofferenze di Giobbe, ma domande che sono anche uno specchio di quelle che ognuno di noi si pone riguardo al motivo del proprio soffrire. La risposta di Dio, nel racconto biblico, sorprende ogni lettore. Dio non presenta delle chiare spiegazioni riguardo al dolore, ma interroga Giobbe, cioè apre con lui un dialogo per portarlo ad una confessione di fede. Giobbe riconosce che Dio è amato non per dei benefici ottenuti, ma solo per amore. Il lettore biblico che vuole trovare la spiegazione del perché del soffrire umano, rimane deluso. Giobbe non è l’uomo che chiarisce, ma l’uomo che è in lotta con la propria esistenza e con Dio stesso. La sua fede è radicata nell’amore e la sua sofferenza non rende meno forte tale amore. Egli accetta di essere piccolo e di non poter capire tutto, ma lascia a Dio la sovranità sul proprio vivere. Le nostre continue domande sul perché vi sia la sofferenza o sul perché vi sia la morte non trovano risposte definitive, ma sono rimesse in movimento nel rapporto uomo/donna e Dio affinché giunga nell’umanità la vittoria su ogni male più che la spiegazione dell’origine del male. Per il cristiano questa vittoria è già giunta con l’opera di Gesù Cristo, il Salvatore, perché egli ha prodotto in noi la potenza dell’amore di Dio che è la resurrezione». Alcuni stralci di una riflessione di Giovanni Anziani, Pastore evangelico