- l.giorni@ - «Ho seguito con attenzione
sia su giornali cartacei che on line e su blog quanto scritto sui musei
napoleonici elbani fin dal 2014 e ho notato che il dibattito
non riusciva, a mio modo di vedere, a centrare le cause dell'attuale situazione
non positiva delle residenze napoleoniche. Si dovrebbe innanzitutto prendere
atto dei cambiamenti in corso nel settore dei beni culturali, cambiamenti
introdotti dalla riforma partita nel 2014 dell'attuale ministro (MiBACT:
ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo) On. Dario
Franceschini. Tralascio la parte della riforma che riguarda i musei autonomi e
le modificazioni delle Soprintendenze, e mi soffermo solo sui siti museali
medio piccoli come quelli elbani. La divisione fra tutela e valorizzazione,
forse un po' ideologica in quanto le
due cose poi in realtà tendono ad
andare a braccetto. Questa divisione avrebbe però il pregio di dare
risposte rapide ad un settore come quello legato al turismo culturale con la valorizzazione dei siti museali. Infatti
con la riforma i musei napoleonici sono stati inseriti nel Polo Museale Regionale della Toscana (con sede a Firenze),
prima invece erano gestiti dalla Soprintendenza di Pisa. Il Polo gestisce
tramite i direttori dei musei le sedi e si dedica quindi alla loro
valorizzazione. Il direttore dei singoli musei
dovrebbe avere uno staff, e infatti la nuova direttrice (dei musei
Elbani e della Certosa di Calci-Pisa) cioè la Dottoressa D'Aniello Antonia
(storica dell'arte) è coadiuvata da un esperto di giardini e da un architetto.
A questo punto i musei si dovrebbero dotare di statuto e di un bilancio , così
indica la riforma, e percepire gli incassi derivanti della vendita dei titoli
di accesso». Lorenzo Giorni, dipendente del
Museo Napoleonico di Villa San Martino (continua…)