ilvicinato@ - Fonte Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «Michea, a metà dell’VIII sec. a.C., opera nel regno di
Giuda e diffonde un messaggio di giudizio sul popolo accusato di essere ribelle
a Dio. Dio è uscito dal tempio, dice il profeta, e, nel camminare in mezzo al
popolo, incontra la gravità delle trasgressioni di Israele. Che fare per
evitare il giudizio di Dio? Il popolo conosce molto bene gli strumenti
religiosi utili per placare la collera divina: i sacrifici nel Tempio di
Gerusalemme. Perciò questo popolo chiede al profeta quale particolare
sacrificio vuole Dio. No, non sacrifici, ma tre atti significativi. 1) Praticare
la giustizia. Si tratta di difendere i diritti dei più deboli socialmente
perché emarginati. Si tratta di ristabilire una vera vita nella pace. 2) Amare
la misericordia. È l’impegno ad amare veramente, sempre perché l’amore è
l’unico atto pensabile e possibile. 3) Camminare umilmente con Dio. Da una
parte l’immagine del “camminare” indica il movimento e dall’altra parte il nome
“Dio” indica il mezzo e il fine di tale cammino. Si tratta allora di porsi in
movimento spostando se stessi da situazioni consolidate per acquisire umiltà
nel sentiero già tracciato da Dio. Questi tre atti sono i frutti di una via di
pace e di consacrazione alla volontà di amore che è in Gesù. Abbandoniamo il
nostro cammino di vanità e chiediamo a Dio di darci benedizione affinché la
nostra vita quotidiana sia segnata da una nuova santificazione nel praticare la
giustizia, nell’amare la misericordia e nel camminare umilmente con Lui». Una riflessione di Giovanni Anziani, Pastore
evangelico