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- «Non
voglio entrare nel merito dell'elezione del nuovo Senato previsto dalla riforma
costituzionale. C'è però un non-argomento fastidioso, di carattere
fetido-moralistico, che vorrei fosse maneggiato come tale. Devo dire, sia
chiaro con molto garbo, che la tesi secondo la quale un candidato alla carica
di sindaco o di consigliere regionale sia pregiudizialmente più disonesto di un
candidato al Senato, non solo non mi trova d'accordo, ma anche che a mio modo
di vedere non depone molto a favore dell'intelligenza di chi la sostiene, che
evidentemente presume di sottovalutare quella di chi ascolta. Poi si può
discutere dell'istituto dell'immunità parlamentare come tale, ma sarebbe
un'altro tipo di discussione».
Gianni Anselmi