5 dicembre 2016

PALAZZO DEL BURÒ, PRIMI ANNI SESSANTA, TRA OU BELÌN! LO SCIABATTICARE! E... IL LAVORONE

lomarchetti@ - «Siamo a Rio Marina nei primi anni sessanta, e più precisamente nella saletta al piano terra del Palazzo del Burò, storico edificio che ospita gli uffici della società mineraria. Da Genova, cioè dalla sede generale dell'Italsider, è arrivato un istruttore con lo scopo di abbiadare (educare) alcuni impiegati sulle nuove procedure di contabilità: qui dovete scrivere questo, qua riportare quest'altro, in questo rigo dovete sommare la colonna uno e detrarre quanto ottenuto nella quattro, aggiungendo poi il totale della colonna sette... etc. etc. etc.  Dopo ogni passaggio l'uomo venuto dalla "Sede" guarda gli astanti e chiede: Ou belìn, avete capito! I quattro discenti lo fissano in modo perplesso, tuttavia annuiscono con il capo, e altre volte dicono di sì con una semplice occhiata. Quando l'istruttore ha terminato la lezione un impiegato, forse il più audace del gruppo, lo guarda angosciato e con un filo di voce, un po' balbettando proferisce: caro lei, qui c'è proprio da sciabatticà! Il dirigente domanda: Ou belìn, cosa vuole dire? Lui con tono serafico, o per meglio significare quasi angelico, risponde: che è proprio un lavorone. Forse spera in un ripassino che tuttavia non vuole chiedere esplicitamente. Ma l'istruttore che non capisce, reclama: Ou belìn, cosa significa? Allora l'impiegato, fra il serio e il faceto, lo interpella: e belìn che vole dì! Nessuno rammenta il susseguirsi di quella giornata, ma stretta è la foglia, larga è la via, dite la vostra che ho detto la mia. Per meglio illuminarvi su questa storiella, ricordo che "Ou belìn!"  è un'esclamazione usata dai genovesi che letteralmente  indica i genitali maschili, ma l'uso che ne fanno è tutt'altro che volgare, significa: in breve, in conclusione! Mentre sciabatticare è un verbo che noi riesi usiamo per indicare un'azione faticosa, anzi difficoltosa da realizzare, e lavorone poi è sì una condizione laboriosa, ma anche parecchio complicata». Lorenzo (M)