5 gennaio 2017

RIO MARINA, 16 NOVEMBRE 1899. LE TRAGICHE MORTI SULLA SPIAGGIA DEL PORTICCIOLO: “Quando la barca arrivò vicino alla riva s'incagliò e si capovolse. Quattro persone scomparvero tra le onde e di loro non si seppe più niente. Neanche i loro corpi furono più ritrovati”

Una tartana (Foto di repertorio)
ilVicinato@ - Fonte notizia: Lelio Giannoni - «Anche sul ponte di Capo Pero gli operai lavoravano alacremente per completare il carico della tartana Antonietta che, di lì a poco, sarebbe partita per Follonica. A bordo dell'Antonietta, ormeggiata al ponte di Rialbano, alle prime avvisaglie di bufera, si diffuse il panico tra l'equipaggio. Il comandante, Francesco Martelli, si trovava a terra a sbrigare le solite pratiche doganali prima di salpare alla volta di Follonica. A bordo nessuno poteva né sapeva decidere sul da farsi, ma intanto l'ancora mollava leva leva e la tartana batteva sempre più violentemente contro i piloni del ponte. Se avesse continuato così, non avrebbe resistito a lungo. Fu a quel punto che il capitano Garibaldo Paperini, seguito da alcuni operai della caricazione, saltò sul bastimento, ne prese il comando e con l'aiuto di alcuni compagni rimasti sul pontile, riuscì a mollare gli ormeggi e a far vela verso il largo, per poi puntare su Longone, dove avrebbero trovato un approdo sicuro (…) La tartana Antonietta stava bordeggiando fuori la Ripa Bianca, ma il mare ormai s'era ingrossato a dismisura e con quell'onda, il bastimento non riusciva a governare a dovere, tanto che la sua prua s'abbatteva sempre più pericolosamente verso terra. All'altezza del Portello l'Antonietta incrociò il rimorchiatore Giove, il cui capitano temendo che la tartana finisse sugli scogli, s'offri di rimorchiarla verso il largo. Quest'operazione si rivelò, in vero, più pericolosa del previsto, tanto che il vaporetto fu più volte sul punto di ingavonarsi. Quando poi rischiò l'affondamento, il comandante fu costretto a tagliare il cavo di traino, pensando che ormai il bastimento, con un po' di fortuna, avrebbe potuto raggiungere l'insenatura del Porticciolo. Là, nella peggiore delle ipotesi, almeno l'equipaggio si sarebbe messo in salvo. Così l'Antonietta si diresse, pur in condizione di estremo rischio e difficoltà verso quella spiaggia e dette fondo ad una cinquantina di metri dalla riva, in attesa di un'abbonacciata. Intanto a bordo dell'Antonietta le cose si stavano mettendo al peggio: il bastimento si dibatteva violentemente tra le onde e cominciava ad imbarcare più acqua di quanta i marinai riuscissero ad aggottare, tanto che il capitano Paperini, temendo per la sorte dell'equipaggio, invitò i più giovani a saltare sulla lancia di salvataggio per mettersi in salvo sulla spiaggia del Porticciolo, ma quando la barca arrivò vicino alla riva, s'incagliò e si capovolse. Quattro persone scomparvero tra le onde e di loro non si seppe più niente. Neanche i loro corpi furono più ritrovati. Perirono: Cignoni Corrado di anni diciassette operaio, Bernardo Galletti di anni ventinove ammogliato con figli, Giannoni Dante di anni diciassette marinaio, Martelli Ernesto di Francesco di anni otto, tutti di Rio Marina. Il quinto riuscì miracolosamente a mettersi in salvo e, con l'aiuto dei suoi compagni rimasti a bordo, a risalire sul bastimento. Più tardi l'Antonietta fu scaraventata a terra dalle onde ma, per fortuna, il resto dell'equipaggio fu tratto in salvo dal prodigioso intervento di un gruppo di civili e militari, coordinati dall'incaricato di porto, Iacopo Papuccio». L’intero articolo di Lelio Giannoni  è stato pubblicato sulla rivista La Piaggia nell’autunno 2003.