Il piccolo falò acceso a Rio Marina il 17 febbraio 2018 |
ilvicinato@ - Fonte Unione
delle Chiese metodiste e valdesi - «La sera del 16 febbraio si accendono
nelle borgate di alcune Valli Valdesi, così come in altri luoghi, gli alti
fuochi di gioia che ricordano quel giorno di febbraio del 1848, quando ai
valdesi furono concessi i diritti civili e politici (non ancora quelli
religiosi) dopo secoli di discriminazioni e limitazioni delle loro libertà. Da
allora fino ad oggi questa ricorrenza di festa esprime la riconoscenza per il
dono prezioso della libertà, ma anche l’impegno e la responsabilità per le
libertà altrui. La libertà infatti non è un’acquisizione una volta per tutte,
ma un cammino. Ce lo insegna la storia del popolo d’Israele. L’esperienza di
libertà non si esaurì nell’attraversamento del Mar Rosso, ma prese corpo anche
e soprattutto nei lunghi anni di cammino nel deserto. Proprio lì, dove non
c’era più niente di sicuro, l’unica cosa data era la relazione tra il popolo e
Dio che lo aveva liberato. La libertà si misurava nella loro fiducia reciproca
e nel camminare insieme verso la terra promessa. Dio li proteggeva e li guidava
in ogni momento con le due colonne di nuvola e di fuoco e illuminava il loro
percorso perché potessero camminare giorno e notte, come dire affinché
potessero essere liberi giorno e notte, per tutto il loro viaggio. I fuochi del
16 febbraio ci ricordano sicuramente che Dio ci ha protetto e guidato fin qui,
attraverso tempi di discriminazione e persecuzione, e continua a vigilare su
coloro che sono ancora oppressi, ma anche che Egli illumina il cammino delle
libertà, affinché possiamo percorrerlo con fiducia e con speranza, sapendo che
la terra promessa è ancora lontana». Alcuni stralci di una riflessione di Marcello
Salvaggio, Pastore evangelico