ilvicinato@ - Fonte
Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «Protagonista
della parabola è la vedova. È lei il personaggio su cui Gesù vuole farci
riflettere. È lei l’immagine della chiesa, per Gesù, non una chiesa tranquilla
e soddisfatta di sé ma una chiesa caratterizzata dalla capacità di resistenza,
una chiesa che bussa e protesta ogni giorno per ottenere giustizia (…) I segni
della fede non sono la libertà, il riconoscimento, il successo ma l’ostinazione
a picchiare giorno e notte ad una porta dietro la quale la vedova sa che c’è
qualcuno che alla fine risponderà. Questa è la fede. Questa dovrebbe essere
l’immagine della chiesa di Cristo: una realtà debole, disprezzata, privata del
suo Signore ma unica a non arrendersi di fronte all’ingiustizia, unica a
saperlo e crederlo vivente, non morto, né assente. E noi allora? Noi ce la
sentiamo di accostare questa nostra realtà di chiesa di oggi a questa vedova
tormentata, angosciata dal fatto di dover riconoscere che l’ingiustizia degli
uomini sembra più forte dell’amore degli uomini, eppure mai rassegnata, mai
senza speranza? (…) Oggi in un mondo in cui la giustizia, la libertà, la pace
(e l’elenco potrebbe continuare) continuano ad essere calpestate siamo chiamati
a proseguire la lotta, nella consapevolezza che nella capacità di
resistere all’ingiustizia, all’odio e
alla guerra sta anche la nostra risposta di credenti alla domanda che il Signore
ci pone quando dice: “Quando il Figlio
dell’uomo verrà, troverà Egli la fede sulla terra?”». Alcuni stralci di una riflessione di Vito Gardiol,
Pastore evangelico