umbertocanovaro@ - Abbiamo
visto la settimana precedente un decreto allegato agli Statuti stilato da
Iacopo VI, signore di Piombino ed Elba orientale, del 1573, riguardante le
monete in circolazione nel dominio. Proseguiamo oggi nella lettura e analisi. Oltre
a reali e cianfroni d’argento, scudi d’oro, soldi, lire, circolavano anche
«Piastre grosse d’argento di Genova, battute in quella città per lire otto
l’una di questa moneta, intendiamo si debbino spendere per lire sette e mezzo
et le piastre minori di detta città battute per lire quattro non si spendino
per più che per lire tre et soldi quindici, parlando sempre a moneta
fiorentina. Le monete del Serenissimo
Gran Duca di Toscana restino tutte nel lor proprio valore et si spendino
per lo Stato che si spendino nelli
istati di Sua Altezza Serenissima. Tutte l’altre monete di qual si
voglia valuta, sorte, come lega et impronta, delle quali di sopra non ne sia
facta ispitiale mentione, s’intendino et intendere si debbino in vigor di
questo medesimo decreto, bandite et prohibite, ne si possino ispendere,
accettare o tenere da alcuna persona sotto posta al nostro Dominio et in esso habitante o in qual si voglia modo
commorante et negotiante (...)». Umberto Canovaro