ilvicinato@ - Fonte Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «Si
può gioire nel deserto? In un luogo dove la vita è messa costantemente a dura
prova? Si può gioire in un periodo di ansie, pieno di incertezze e di pesi da
portare, come quello che stiamo vivendo? La Bibbia e il profeta Isaia ci dicono
di sì: ha senso, anche a costo di essere presi per matti. Perché in effetti
Isaia ai suoi tempi cantava la gioia che non c'era. Nelle Scritture la gioia
non è però patrimonio degli sciocchi, bensì è un'espressione della fede. Anche
quando c'è poco di cui gioire. Il compito di un profeta, come Isaia, o di un
predicatore e anche di un semplice cristiano, non è solo descrivere il
presente, l'esistenza nella sua cruda realtà. È soprattutto saper descrivere il
mondo come dovrebbe essere e come Dio lo può rendere: allora sì, anche nella
desolazione si può cantare l'abbondanza e il rigoglio della terra. La gioia è
la capacità di credere in un mondo diverso, è parte della forza d'animo offerta
dalla fede nell'affrontare la vita. Chi invece assume la tristezza e sempre si
lamenta ... è spesso più avanti degli altri nella via del fallimento. Chi
dispera di vedersi aprire una strada nel deserto, smette di vivere. Ma chi ha
fiducia di poterla ancora trovare, ha la vita davanti a sé». Da una
riflessione di Luca Baratto, Pastore evangelico