umbertocanovaro@ - «L’influenza che la dominazione
araba ha avuto nel nostro linguaggio, anche quello attuale, è testimoniato da
moltissimi vocaboli, tutt’ora in uso. Fra questi, la zecca, dall’arabo sikka,
che sta per “conio”, inteso come officina governativa dentro la quale si
forgiavano le monete, i timbri e i sigilli dello Stato. Nella penisola, i primi
ad ereditare questo termine furono svevi ed angioini (al Sud) che poi lo
mediarono nel resto d’ Italia, stanti gli scambi commerciali fra Stati. Ed
anche in Toscana, in particolare a Siena, fece la sua comparsa nel XIV secolo,
sostituendo un altro termine, bulgano (la “zecca” senese), che traeva origine
dal latino medievale “bolga” (la
bolgetta), cioè la borsa di pelle dove venivano custodite le monete. Da zecca a
zecchino (ducato d’oro in Venezia, metà circa del sec. XVI°), il passo è breve». Umberto Canovaro