lomarchetti@ - «Achille Silvietti, il mio
bisnonno che non ho conosciuto perché deceduto prima che io nascessi, era un nostromo
(sottufficiale) amato a rispettato dagli uomini della marineria riese anche se
aveva un carattere burbero, ma tuttavia era buon di cuore. Quando il bastimento
era ormeggiato in un porto, la sera i marinai scendevano a terra: chi andava a
donne, chi a bersi qualche bicchiere di vino nelle taverne, chi semplicemente a
passeggio per le vie della città. Achille invece rimaneva di “guardia”, cioè
badava, sorvegliava, custodiva e tenere d'occhio l’imbarcazione con il suo
carico. Giunti nel porto di Marsiglia, però, il comandante trovò il suo
nostromo a poppa su quattro zampe, con il guinzaglio al collo e quando lo vide
iniziò ad abbaiare. “Achille, cosa fate?” gli domandò. “Caro comandante, faccio
il cane da guardia visto che tutti voi non volete altro!”. Il comandante capì l’antifona
e da quel giorno organizzò dei turni di guardia coinvolgendo tutto l’equipaggio».
Lorenzo M.