ilVicinato@
- «Siamo negli anni sessanta del novecento nell’ufficio del giudice
conciliatore. Il magistrato, dopo avere ascoltato i motivi dell’accusatore, gli
dice: “Hai ragione”, e lo invita ad allontanarsi dalla stanza. Entra così
l’accusato, e dopo che il giudice ha sentito anche le sue ragioni, lo
accompagna alla porta e gli dice: “Hai pienamente ragione”. Intanto con la coda
dell’occhio vede il cancelliere che sorride e allora gliene chiede il motivo.
Questo prontamente risponde: “Hai dato ragione a tutti e due, ora voglio vedere
come farai ad emettere la sentenza”. L’attempato giudice si toglie gli occhiali
e asserisce: “Hai ragione anche te”.
L’ufficio del
giudice conciliatore è stato abolito a partire dal 1° maggio 1995, e quindi
sostituito dalla figura del giudice di pace. Il giudice conciliatore era stato istituito nel 1892, ed era nominato con decreto del presidente della corte
d'appello, purché avesse almeno 25 anni di età e non si trovasse in cause di
ineleggibilità e incompatibilità, svolgeva la sua funzione gratuitamente, cioè
senza percepire nessun compenso, mentre la sua competenza era riservata
esclusivamente alle cause civili. Contro le sue sentenze era ammesso l'appello
d’innanzi al pretore. L’ufficio del giudice conciliatore era presente in ogni
comune italiano, ed era aiutato da un cancelliere, solitamente un funzionario
comunale. Gli episodi accaduti in quelle stanze sono degni di nota, gustosi e
stuzzicanti, ogni paese ha i suoi, ma molto spesso non si possono evocare
perché sfidano la sfera privata delle persone. Pure noi ne abbiamo raccontato
uno ignorando volutamente i nomi dei protagonisti».