25 novembre 2025

CAMASIO QUEL GIORNO IN PRETURA NEGÒ TUTTO, MA IL PRETORE SVENTOLÒ LA CARTA D’IDENTITÀ CHE LO INCASTRAVA

lomarchetti@ - «Ho raccontato ieri un episodio accaduto in un piccolo paese nel dopoguerra quando la fame continuava a essere tanta perché il cibo mancava e i prezzi  alla borsa nera erano impossibili,  per di più in miniera gli operai lavoravano a quindicine alternate, quindi anche il loro stipendio era dimezzato. La flotta Nazionale, inoltre, era quasi tutta affondata e pertanto trovare un imbarco era quasi impossibile. Insomma, in paese la miseria si tagliava a fette. Tale situazione, perciò, spingeva alcuni paesani verso la ruberia. Da qui un nuovo racconto. Un uomo, in una calda notte d’autunno, prese coraggio e forzò la porta e s’intrufolò in un negozio di generi alimentari dove  rubò farina, pasta e olio. Poi, tutto sudato, portò in fretta e in furia quella mercanzia nel suo appartamento dove, soddisfatto, si rinfilò nel letto con la moglie che insonnata gli chiese: “Tutto bene? T’ha visto nessuno?”. “No!” rispose lui, anche se passando per via San Martino aveva scorto un’ombra che si era infilata in un portone di via Palestro. Così i due, contenti e soddisfatti,  si addormentarono. L’indomani il commerciante si recò in caserma dove denunciò il furto. Il maresciallo dei carabinieri fece prontamente un’accurata ispezione sul luogo del misfatto, dopodiché si diresse, senza indugio, a casa di Camasio dove rinvenne tutta la refurtiva. Pertanto trasse in arresto il ladruncolo e, in attesa del processo, lo condusse al carcere di Porto Longone. A Camasio quell’arresto non andava proprio giù, e sfogandosi con il compagno di cella rivelò il nome di quell’infame che secondo lui, andando di sobbiatto in casa della giovane amante, lo aveva scorto e quindi aveva spifferato il suo nome ai carabinieri. “Ma quando esco, quello spione lo metto a posto io!”. Giunse il giorno del processo e l’incolpato negò tutto, così come gli aveva detto il suo avvocato, ma il pretore invece gli mostrò una giacchetta e una carta d’identità, di conseguenza gli chiese se appartenevano a lui. Camasio, come da copione, negò tutto, allora il giudice, sventolando la carta d’identità, urlò: “Ora basta bugie, questo documento è suo ed è stato rinvenuto dal maresciallo su luogo del delitto”. Camasio fu condannato al massimo della pena! Larga la foglia, stretta la via dite la vostra che ho detto la mia… ». Lorenzo M.