lomarchetti@ - «Ho raccontato ieri un episodio accaduto
in un piccolo paese nel dopoguerra quando la fame continuava a essere tanta
perché il cibo mancava e i prezzi alla
borsa nera erano impossibili, per di più
in miniera gli operai lavoravano a quindicine alternate, quindi anche il loro
stipendio era dimezzato. La flotta Nazionale, inoltre, era quasi tutta
affondata e pertanto trovare un imbarco era quasi impossibile. Insomma, in
paese la miseria si tagliava a fette. Tale situazione, perciò, spingeva alcuni paesani
verso la ruberia. Da qui un nuovo racconto. Un uomo, in una calda notte d’autunno,
prese coraggio e forzò la porta e s’intrufolò in un negozio di generi alimentari
dove rubò farina, pasta e olio. Poi,
tutto sudato, portò in fretta e in furia quella mercanzia nel suo appartamento dove,
soddisfatto, si rinfilò nel letto con la moglie che insonnata gli chiese: “Tutto
bene? T’ha visto nessuno?”. “No!” rispose lui, anche se passando per via San
Martino aveva scorto un’ombra che si era infilata in un portone di via Palestro.
Così i due, contenti e soddisfatti, si
addormentarono. L’indomani il commerciante si recò in caserma dove denunciò il
furto. Il maresciallo dei carabinieri fece prontamente un’accurata ispezione sul
luogo del misfatto, dopodiché si diresse, senza indugio, a casa di Camasio dove
rinvenne tutta la refurtiva. Pertanto trasse in arresto il ladruncolo e, in
attesa del processo, lo condusse al carcere di Porto Longone. A Camasio quell’arresto
non andava proprio giù, e sfogandosi con il compagno di cella rivelò il nome di
quell’infame che secondo lui, andando di sobbiatto in casa della giovane
amante, lo aveva scorto e quindi aveva spifferato il suo nome ai carabinieri.
“Ma quando esco, quello spione lo metto a posto io!”. Giunse il giorno del
processo e l’incolpato negò tutto, così come gli aveva detto il suo avvocato, ma
il pretore invece gli mostrò una giacchetta e una carta d’identità, di
conseguenza gli chiese se appartenevano a lui. Camasio, come da copione, negò
tutto, allora il giudice, sventolando la carta d’identità, urlò: “Ora basta
bugie, questo documento è suo ed è stato rinvenuto dal maresciallo su luogo del
delitto”. Camasio fu condannato al massimo della pena! Larga la foglia, stretta la via dite la vostra che ho detto
la mia… ». Lorenzo
M.
