ilvicinato@ - Fonte Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «Oggi si cerca soprattutto ciò che fa divertire. Se
un discorso obbliga a riflettere non interessa. Le prime serate televisive sono
piene di comici condannati a far ridere. Si deve ridere per forza. Ma quando si
ride per forza, vuol dire che nel fondo si è tristi. Per questo è difficile
capire come la tristezza possa essere cambiata in gioia. Nel mondo conosciamo
la tristezza; conosciamo talvolta la gioia; ma la tristezza cambiata in gioia è
un evento raro. Perché la tristezza sia cambiata in gioia, bisogna che prima
sia cambiata la sua natura, ed è ciò che Gesù dice e fa. Il primo risultato
della risurrezione è di mettere la speranza nel cuore della tristezza,
trasformandola in uno sforzo. Uno sforzo duro, che fa soffrire, ma che è
fecondo, come lo sforzo della donna che partorisce. Gesù, attraverso lo
Spirito, viene a mettere la speranza nella nostra tristezza, a dare senso ai
nostri sforzi. Questa presenza si fa strada in mezzo ai nostri limiti; ci
permette di vedere la salvezza che si realizza, e non solo la realtà che
opprime. Allora spunta la gioia che nessuno può toglierci. Non la gioia fragile
che vibra per un attimo nei pochi momenti di oblio, bensì la gioia costante che
nasce miracolosamente dalla tristezza, quando questa è rischiarata dalla
presenza di Gesù». Una riflessione di Bruno Rostagno, Pastore evangelico