ilVicinato@ - «La bellissima immagine di Velio Rossi non è soltanto il
volto stanco e sofferente di un ex minatore, ma in questo caso può ben
rappresentare anche il volto deluso, di chi sabato pomeriggio alle ore 19 è
stato invitato dal presentatore Fabio Cecchi a ritirare una bellissima targa
ricordo e a raccontare qualche episodio della sua vita in miniera, davanti ad
una piazza completamente occupata da tavoli ben adornati per la cena, ma senza
i commensali. Troppo presto perché il pubblico avesse desiderio di cenare,
troppa fretta per liquidare i minatori, troppa premura per essere puntuali alla
cena, sì; ma quella dei simpatici amici vespisti. Gli altri anni la
presentazione dei cavatori e le interviste erano fatte dopo la cena, in
un’atmosfera di grande partecipazione del pubblico e tanta commozione da parte
di tutti, per le storie di vita vissuta in miniera raccontate dai protagonisti.
Anche il 3 giugno sono state velocemente raccontate; come quelle di Del Tin
Giovanni, cresciuto a Calamita, dove suo padre Luigi era Capo servizio tecnico
minerario, raccontate a chi? Ai tavoli vuoti. Festa del Cavatore 2017: festa
del nulla, perché nei tre giorni dedicati nessuno si è interessato di loro;
nessuna autorità si è scomodata per portare un saluto a chi ancora è
fortunatamente in vita, e un ricordo di coloro che non ci sono più. La
cerimonia religiosa, per chi ha partecipato, è stata quella che ha dato
significato vero a questa festa. Certo è che l’impegno di tantissime persone
c’è stato e la coreografia della piazza, l’organizzazione dei servizi è stata
impeccabile. Un consiglio a chi di dovere: meglio far cadere nell’oblio la
figura del minatore-cavatore, che fare La Festa del Nulla». Filippo Boreali