10 aprile 2009

I GIUSEPPE D'ARIMATÈA DEL 2009, riflessioni per la Pasqua: Matteo 27, 59:63

sardellimichela@gmail.com - «Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria. Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: "Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò" ... Matteo 27, 59:63».
Quell’uomo, discepolo di Gesù, la sera andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù, manifestando così la propria fede e mettendo, pertanto, a repentaglio la sua vita: egli si palesò un seguace del Cristo, e lo fece di fronte al tiranno, all’occupante romano. Ma quanti sono oggi i Giuseppe di Arimatèa che espongono ugualmente la loro vita, anche se in forme diverse da allora, per dare una degna sepoltura a chi non è riuscito a sfuggire alla forza distruttiva del terremoto? E quante spose, quanti amici e parenti restano muti e inermi davanti a quelle tombe? A tutti loro giunga il nostro più tenero affetto. Buona Pasqua del Signore a tutti, Michela