8 aprile 2009

PARCO MINERARIO, 6 marzo 2007: solo semplici schede concordate e sottoscritte da tutti gli attori del territorio (2)

marchetti.lorenzo@tiscali.it - Che cosa chiesero i dirigenti dell’Agenzia del Demanio in quell’incontro del 6 marzo 2007? Né progetti, né master plan, né calcoli o grafici complicati, volevano delle semplici schede riferite a quei fabbricati e terreni demaniali con indicato lo stato di fatto e l’idea progettuale: una documentazione semplice realizzabile da un qualsiasi tecnico. Unica condizione: quelle proposte dovevano essere concertate fra tutti gli attori del territorio e, di conseguenza, sottoscritte dai comuni, dalla provincia, dalla regione, dalla società del parco minerario e, ovviamente, dall’ente parco nazionale. Ma da allora nulla: il vuoto. Noto oggi, con piacere, l’attivismo della direttrice dell’ente parco che non conosco, però mi sento di dire: basta con lo scaricabarile, sia il PNAT a riconquistare il proprio ruolo e promuova le dovute azioni. C’è bisogno di ripartire da quelle schede condivise e partecipate, e con esse riprendere la trattativa con l’Agenzia del Demanio. Solo dopo si potrà redigere un programma unitario d’insieme per la valorizzazione degli elementi naturali, storiche e delle risorse socio-economiche delle miniere a ferro dell’Elba orientale. Io sono disposto a dare una mano, a mettere a disposizione la mia esperienza, le mie conoscenze del territorio e delle procedure. Come allora, tuttavia, si tratta di mettere mano ai problemi strutturali che soffocano lo sviluppo del parco minerario e mineralogico. L’Agenzia del Demanio, pertanto, deve attivare quelle azioni necessarie per alleggerire la Società del Parco Minerario dal gravame rappresentato dall’alto costo dei canoni di locazione, nonché riconoscere direttamente alla società il service per il riuso dei beni immobili demaniali presenti nell’Arcipelago, compresa la gestione dell’intero servizio di vigilanza e manutenzione ordinaria di tutti i siti della Terra del ferro presenti nei tre comuni minerari. In definitiva: occorre un rapporto diretto fra Agenzia e Società del Parco, svolto di concerto con il PNAT, la provincia e i tre comuni interessati, ma sia l'Ente Parco a fare la prima mossa.