11 luglio 2009

TEMPO DI GUERRA, VOGLIA DI PACE: 16 settembre 1943, Davide contro Golia, la resa dell’Elba

gisecat3@yahoo.itL’alba del sedici colora di petali di rosa il cielo del capoluogo isolano: la vita riprende, lentamente, i suoi ritmi consueti, sebbene tanti si siano rigirati nel letto quella notte, vegliando, come nella premonizione di qualcosa di terribile. All’improvviso, nella tarda mattinata - il sole già alto, le donne alla ricerca di qualcosa da mettere in tavola, per il consueto, frugale pasto quotidiano- dal cielo piove l’inferno. Sette stuka vomitano sulla città grappoli di bombe che esplodono ovunque, spazzando via in un attimo, come un uragano devastante, progetti, speranze, timori, preoccupazioni, odi, amori, rancori e affetti: annientano tutto quello che si oppone alla loro cieca furia, sazie soltanto quando lasciano sulla piazza, per le vie, sulla soglia di casa, un centinaio di vite, fra i civili, e qualche altra decina tra i militari, oltre a macerie, abitazioni sventrate, edifici pubblici completamente distrutti, chiese e cimiteri danneggiati, e la polvere che s’alza come un sudario sui morti e sui vivi disperati, senza più fiato da gridare e lacrime da piangere. Oltre alle bombe, sono piovuti manifestini che minacciano nuova morte dal cielo, se entro le quattro del pomeriggio non perviene al Comando germanico di Piombino la dichiarazione di resa. La batteria delle Grotte ha inutilmente tentato di reagire all’incursione, la fionda di Davide contro la tempia di Golia. Ma questa volta Golia vince: la batteria è inesorabilmente attaccata e distrutta. La resa è inevitabile. La sera che cala non attutisce il pianto, più di cento famiglie sono in lutto (… continua) Maria Gisella Catuogno