18 agosto 2009

PD VERSO IL CONGRESSO, io sto con Bersani per rimotivare la militanza politica

elio.bianchi@alice.it - La fase di rinnovamento aperta con la costruzione del PD, resta un’intuizione tuttora valida e dimostra tutta la sua forza innovativa ed anticipatrice rispetto all’evoluzione in atto nel campo socialista e riformista dell’occidente. Le forze tradizionali, alternative alle destre conservatrici, sono in crisi di consenso e progettualità in tutta Europa quindi, c’è un campo per costruire un’alleanza riformista che, interpretando gli effetti della globalizzazione, si ritrovi attorno ad un progetto di governo ispirato ai valori della cultura del merito, della laicità della Stato, della solidarietà, del rispetto delle regole, dei diritti-doveri uguali per tutti. La recente nascita del PD (2007) è stata molto tormentata ed ostacola, la vita e le modalità della fine del governo Prodi, i passaggi elettorali non favorevoli, dopo avere alimentato speranze e novità, hanno prodotto difficoltà e divisioni, frammentato ed offuscato un progetto per il quale occorreva tempo e stabilità. Tutto ciò si è tradotto in uno stillicidio di leader ed un continuo ricorso alle primarie le quali, se abusate, rischiano di scadere nella ritualità, stancare e perdere le sue importanti funzioni di strumento di inclusione, partecipazione e selezione dei gruppi dirigenti. In questi 2 anni di gestione Veltroni/Franceschini il PD non è stato né Partito né Democratico, il congresso dovrà essere un’occasione di un franco dibattito su errori e limiti nella costruzione del nuovo partito, un civile confronto rispettoso delle diverse opinioni che chiarisca le opzioni identitarie e politiche del PD, con l’obiettivo di uscire più uniti di prima. Il Pd non può essere solo la fusione di Ds e Margherita ma ritrovare nell’800 le proprie radici quando le forze socialiste e cattoliche caratterizzarono il loro impegno in difesa degli ultimi quelli maggiormente sfruttati dal sistema. Un PD generico né degli iscritti né degli elettori diventa un partito dei gruppi dirigenti, sempre più ristretti ed autoreferenziali, per uscire da questa situazione, occorre ridare senso e valore all’iscrizione al partito riconsegnando all’iscritto un “potere” in più, rispetto al semplice elettore o simpatizzante, nel contempo aprire la vita del partito a forme permanenti di informazione e partecipazione alle decisioni politiche. Il PD deve restare un contenitore dove vecchio e nuovo si mescolano in unico progetto che guarda al futuro e non al passato superando logiche di appartenenza e correnti di ex più o meno organizzate ma garantire un ampio, libero e trasparente dibattito con alla fine una maggioranza che decide e tali decisioni devono valere per tutti in particolare per gli eletti che rappresentano il PD nelle istituzioni ed in tutte le articolazioni dello Stato. Il PD deve restare un partito popolare ed organizzato nel territorio, nei luoghi di lavoro e di studio, nessuna riproposizione di modelli del passato ma regole, linguaggi e strumenti nuovi adeguati alle novità sociali, culturali e mediatiche presenti nella società. In questo senso le primarie sono uno strumento irrinunciabile che vanno regolarizzate per evitare banalizzazioni propagandistiche ma consentire un reale allargamento della partecipazione ed un controllo, da parte di elettori e simpatizzanti, sulla vita del partito. Per il PD vocazione maggioritaria non può significare “fare da soli” o giocare un ruolo esclusivo ma avere la capacità di aggregare un progetto per il paese sul quale costruire una ricomposizione del campo alternativo alla destra. Il PD deve optare per un modello culturale alternativo all’antipolitica berlusconiana che rafforzi la politica e non la denigri, valorizzi la partecipazione e non la mortifichi, favorisca un rinnovamento generazionale senza abiure delle proprie radici storiche, politiche ed umane. Un partito senza remore nel definirsi di sinistra, dando un senso identitario e storico a quella esperienza, recuperando l’anima di un radicamento sociale tipico delle forze cattoliche e socialiste. Bersani è l’unico che può dare credibilità a queste esigenze, un dirigente che può costruire una transizione rimotivando una militanza che superi il ruolo di spettatore di passerelle per i leader di turno o partecipe di adunate plebiscitarie chiamate solo per votare un segretario. Bersani può dare più chiarezza e rendere più espliciti i valori del riformismo socialista e cristiano, della laicità e della democrazia. Dobbiamo essere orgogliosi di questi valori per dare fiducia a noi stessi e agli altri. Elio Bianchi