9 ottobre 2009

ELBOPOLI. Non ci fu solo Portoferraio e, insieme ai DS, sbagliarono tutti i partiti (centro, destra e sinistra), anche con giudizi a “casi alterni”

marchetti.lorenzo@tiscali.it - Giovanni Muti ritiene come la mia iniziativa possa essere un’occasione «per farci tutti un esame di coscienza» e rivolge l’invito di farlo «senza cercare di trarne vantaggi politici». A me pare che questo rimanga un mero desiderio: "troppe vergini stanno uscendo dal casino". Eppure, rileggendo le cronache di quegli anni, non sono in ballo unicamente i DS. La stampa, infatti, riporta le sigle di tutti i partiti del tempo (centro, destra e sinistra), anche se, alcuni, a ragion del vero, espressero giudizi “a casi alterni”: Marciana e Campo cattivi, Portoferraio e Marciana Marina buoni, o viceversa. Che dire poi della Comunità Montana? E delle sentenze di condanna o di assoluzione emesse da alcuni uomini politici ancor prima dei giudici, benché non avessero funzioni investigative o giudiziarie? Come non ricordare le premature "mele marce" di Bosi? Come commentare il caso di Franco Scelza messo alla gogna per una semplice contravvenzione al codice della navigazione? C’è chi tende, inoltre, a ridurre i fatti accaduti all’Elba nel periodo 2002-2005 soltanto alla Città di Portoferraio o, addirittura, alla sola vicenda Pacaelmo. C'è chi ha "dimenticato", in definitiva, che il vento di ponente partì dai monti d'occidente e arrivò fino alle coste d'oriente. Alcuni processi sono ancora in corso, altri si sono conclusi con sentenze pesanti, ma anche con assoluzioni. Allora, perché non chiedere perdono pure all’ultimo sindaco, in ordine cronologico, assolto in uno dei tanti processi di Elbopoli? Mi riferisco a Luigi Logi. Oggi c’è chi cerca di parlare solamente della vicenda che ha minato l’esistenza del compianto Ageno, a cui mi ha sempre legato un rapporto di stima reciproca. Tant’è che propongo al sindaco Bosi di dedicare a Giovanni Ageno la strada dove abito, erroneamente inclusa in via Traversa. Troppi silenzi da quanti, invece, assunsero le “carte bollate” quale strumento di lotta politica. Anzi, c'è chi continua a sostenere come l'interrogazione della deputata Angela Napoli, di Alleanza Nazionale, non ebbe nulla di sovversivo perché rappresentò semplicemente la descrizione di fatti reali.