gisecat3@yahoo.it - Per i minatori, Santa Barbara, il 4 dicembre, era festa: niente lavoro e partecipazione alla messa dedicata alla loro santa, poi pranzo in famiglia e momenti di serena vita in comune. Di questa santa che mi incuriosiva, mio nonno non sapeva nulla. Me ne parlò invece nonna Giuseppina: Barbara era nata in Turchia ma chissà come era capitata in Italia, vicino Rieti. La leggenda intorno alla sua vita vuole che il padre Dioscuro, un pagano intransigente, l’avesse segregata in una torre per proteggerla dai suoi pretendenti; quando scoprì che non da essi doveva proteggerla ma dalla religione cristiana, che stava dilagando nell’impero, era troppo tardi: sua moglie già convertita al nuovo credo, aveva rivelato il suo segreto alla figlia Barbara, che, entusiasta, non aveva esitato a farsi a sua volta cristiana. Il padre furibondo la denunciò allora al magistrato romano che ne ordinò la decapitazione: sembra che Dioscuro stesso abbia voluto procedere al martirio: era il 4 dicembre dell’anno 306. Appena compiuto il tremendo gesto, un fulmine incenerì il padre crudele. Questo era il punto del racconto che mi dava più soddisfazione: la collera divina si manifestava in tutta la sua forza e giustizia! - Per questo – aggiungeva Giuseppina - Barbara è diventata la santa che protegge tutti quelli che hanno a che fare con gli esplosivi o chi rischia di più la morte violenta e improvvisa: vigili del fuoco, artiglieri, minatori… Per questo si prega anche contro i fulmini… così: Santa Barbara nel campo, che guardavi lo Spirito Santo, Santa Barbara benedetta, liberaci dal tuono, dal lampo e dalla saetta! - Da allora, nessun temporale mi ha fatto più paura: mentre fuori pioveva, tirava vento e i lampi illuminavano la notte, invocavo Santa Barbara e nel dormiveglia sognavo torri, fanciulle prigioniere, preghiere appena sussurrate, scoppi di mine, terra rossa, brillìo di ferro e mio nonno col suo cavallo su e giù per la miniera. Maria Gisella Catuogno