11 novembre 2009

PIANOSA E IL VINCOLO CARCERARIO. La riapertura del carcere speciale? No grazie, meglio altre soluzioni. Ma quali?

marchetti.lorenzo@tiscali.it – Si torna a parlare della ria­pertura del carcere speciale di Pianosa e, di conseguenza, del riuso dell'intera isola. Un progetto di cui si discute da anni, ma che non ha avuto nessun seguito anche perché Pianosa è oggetto dei più disparati desideri. Ecco il motivo per cui, finora, nessuno è stato in grado di proporre una seria pianificazione che possa essere condivisa da tutti. Dalla fine degli anni “90 l'attività carceraria è stata parzialmente dismessa e da allo­ra gli edifici sono stati perlopiù abbandonati. La stragrande maggioranza di questi, di proprietà dello stato (Agenzia del Demanio), è ancora in uso governativo e, più precisamente, al ministero della giustizia. Da qualche tempo l’isola piatta accoglie un certo numero di detenuti ­in regime di semilibertà. Dipendono dalla cooperativa San Giacomo. Ciò dà loro l’opportunità d’impiego. Nel periodo invernale ci sono quattro persone che in estate salgono a sedici. Sot­to il profilo ambientale e so­ciale è un'ottima soluzione che dovrebbe essere incrementata. Il PNAT si dice favorevole a giungere ad ottanta unità per affidare loro opere di manutenzio­ne e recupero dei beni am­bientali. Ma perché non andare oltre? Perché non puntare anche sull’agricoltura sperimentale? Magari con il reimpianto del vitigno dell’Arcipelago e la piantumazione di alberi da frutta? Che dire poi dell’allevamento di bestiame? Ciò segnerebbe un progetto d’interesse europeo che può coinvolgere le università e il CNR.