12 novembre 2011

VINCENZO SILVIO: che io, che voi, che mille e più mille dei nostri fratelli, possiamo sventolare il nostro tricolore con l'orgoglio di essere italiani

ilvicinato@libero.itLa ricostruzione del discorso, interpretato con fervore da Gian Carlo Diversi, risente dello spirito anticlericale tipico di un’epoca in cui la chiesa cattolica era retta dal Papa Re. «Paesani, uomini e donne della mia terra... impegniamoci tutti perché il maledetto strapotere della chiesa e dei preti finisca una volta per tutte. Diamo la libertà di coscienza agli ebrei, agli eretici, agli atei, ma abbiate cura che non ne abbiano i preti. Bisogna distruggere la loro influenza e questo deve essere fatto tagliandogli i beni che lo rendono forte, non partecipate alle feste religiose, occupate le domeniche con banchetti, con divertimenti e ogni tipo di occupazione, allontanatevi dalla morale di questi depravati approfittatori. Fate che si riducano a dire messa solo a se stessi, fate che non si riempiano più la pancia con le vostre offerte, riduceteli a miseria e vedrete che non ostacoleranno più! Che io, che voi, che mille e più mille dei nostri fratelli, possiamo sfilare sotto le nostre bandiere e possiamo sventolare il nostro tricolore con l'orgoglio di sentirci ed essere italiani senza il giogo dello straniero. Viva l’Italia!». Vincenzo Silvio (1848)