22 agosto 2012

STATO IMPRENDITORE? NO, GRAZIE! ”Se un'azienda non è in grado di reperire un copioso finanziamento la strada è soltanto quella del prestito governativo che poi, però, deve essere restituito!”

artemisio1957@ - Non sono d’accordo con Susanna Camuso (Cgil) quando dice all’Unità: «Lo Stato compri quote di aziende in crisi». Non lo sono perché significherebbe creare una nuova Iri, quella che produsse vari carrozzoni assistiti ed infiltrati dalla politica che tanti danni hanno fatto al paese. Vale a dire quella rete di aziende che Enrico Berlinguer definì “sacche di socialismo reale”. Insomma, è sbagliato rilevare le aziende in crisi. Ciò non significa che il governo non debba affrontare il tema delle società in difficoltà, magari applicando il metodo Obama-Chrysler: un'azienda che non è in grado di reperire un copioso finanziamento riceve un prestito governativo che poi, però, deve essere restituito! Lo Stato, invece, svolga il suo intervento verso un vero rinnovamento tecnologico e la valorizzazione dei saperi. Allora il modello è quello di uno Stato che dà vita a nuove aziende in settori con un'elevata potenzialità di sviluppo nella cosiddetta "green economy" per poi metterle sul mercato e, soprattutto, evitando gli errori del passato». Artemisio (T)